Il Premio Strega è, in ambito letterario, uno dei riconoscimenti più ambiti in Italia. Istituito a Roma nel 1947 da Maria Bellonci e Guido Alberti (proprietario della casa produttrice del noto liquore Strega), il premio viene assegnato da una giuria composta da alcune centinaia di giuristi, uomini e donne di cultura, conosciuti con l’appellativo di amici della domenica, il giorno prescelto per le riunioni.
Durante l’edizione svoltasi a marzo 2020 sono state selezionate sei opere finaliste. Si tratta di una sestina inedita, dovuta ad un ex aequo tra la quinta e la sesta opera selezionate durante la fase preliminare di votazione.
L’opera vincitrice, è risultata essere “Il colibrì” di Sandro Veronesi, autore già vincitore dell’edizione 2007 con l’opera “Caos calmo”.
Ecco la sestina finale del Premio Strega 2020:
Prima posizione, vincitore del premio, con 210 voti
Il colibrì, di Sandro Veronesi – Editore: La Nave di Teseo
Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta – perché sopravvivere non significhi vivere di meno. Intorno a lui, Veronesi costruisce altri personaggi indimenticabili, che abitano un’architettura romanzesca perfetta. Un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l’uomo nuovo.
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Seconda posizione, con 199 voti
La misura del tempo, di Gianrico Carofiglio – Editore: Einaudi
Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario – distillato purissimo della vicenda umana – e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma.
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Terza posizione, con 199 voti
Almarina, di Valeria Parrella – Editore: Einaudi
Può un carcere rendere libero chi vi entra? Esiste un’isola del Mediterraneo da cui non si scende mai a mare? Succede a Nisida, appena oltre il promontorio di Posillipo. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un isolotto acciambellato tra Capri e Bagnoli, ed è lì che Elisabetta Maiorano tenta di fare i conti alla lavagna con un gruppo sparso di ragazzi prigionieri. Ha cinquant’anni, vive sola, e ogni mattina attraversa la città con le sue contraddizioni. Ma in classe un giorno arriva Almarina. Allora le prospettive cambiano, la terra si fa mare e il suo contrario, e quelle scale sempre in discesa: della burocrazia sfibrante, dei lutti inaspettati, delle notti insonni, rivelano l’altra loro possibilità: provare a salire. Con una scrittura asciutta e calda, intima e politica, Valeria Parrella tocca il punto esatto dell’emozione, dando voce a due solitudini la cui forza ci commuove. «Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui».
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Quarta posizione, con 181 voti
Ragazzo italiano, di Gian Arturo Ferrari – Editore: Feltrinelli
Bambino del dopoguerra, Ninni cresce diviso tra due grandi mondi, quello antico e agricolo dell’Emilia diventata rossa e quello ferocemente industriale della provincia lombarda. Diviso anche tra le figure dominanti del suo piccolo mondo, la nonna, sempre e per principio dalla sua parte, il babbo, sempre e per principio contro, e la mamma che si barcamena, lo protegge ma dubita. C’è in lui infatti un lato inspiegabile, “oscuro persino, inquietante”. Ninni inoltre tartaglia e la maestra che assomiglia alla Tordella lo prende per ritardato. Da ragazzino si innamora di Milano, della città che sale, della sua forza vitale, della sua ostinazione a migliorare. Più avanti ancora, diventato ragazzo e costretto a non essere più Ninni, ma Gianni, si scoprirà trascinato da un’insaziabile curiosità, di sapere, osservare, leggere la realtà. Le sue conquiste passano attraverso l’amore per i libri, la prima colonia estiva e i primi amori, la scoperta del sesso, il rapporto libero e affettuoso con la sorella, la partecipazione politica, l’incontro fondante con alcuni maestri. Nella storia di formazione di un “ragazzo italiano” c’è la storia dell’intero Paese, il dopoguerra, la modernizzazione sia rurale che urbana, la vicenda di una generazione figlia della guerra ma capace di proiettare sogni e progetti oltre quella tragedia. Un’Italia dove la scuola è ancora un fattore di promozione sociale e il futuro ha in serbo qualcosa di importante per chi ha capacità, curiosità e sa investire su di sé. Un’Italia che forse non esiste più, ma da cui si può ancora attingere e che sicuramente vive nella memoria profonda di moltissimi italiani. Ferrari le ridà corpo e respiro, con uno stile elegante, affabile, precisissimo nella rievocazione storica, ma nondimeno emotivo, capace di far emergere dalle pagine una moltitudine di personaggi lampeggianti futuro.
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Quinta posizione, con 168 voti (anche vincitore del Premio Giovani 2020)
Tutto chiede salvezza, di Daniele Mencarelli – Editore: Mondadori
Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali, e lui, ragazzo come tanti se non fosse per una sensibilità estrema, una percezione della realtà fatta tutta di picchi e di abissi, si trova inchiodato per una settimana in ospedale. Al suo fianco, come in un delirante campeggio, un girone infernale dell’assurdo, i compagni di stanza: personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi. Negli abissi della follia brilla un’umanità creaturale, potente, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una forza uniche. L’autore mette in scena la disperata, rabbiosa, ricerca di senso di un ragazzo che implora salvezza: “Salvezza. Per me. Per mia madre all’altro capo del telefono. Per tutti i figli e tutte le madri. E i padri. E tutti i fratelli di tutti i tempi passati e futuri. La mia malattia si chiama salvezza”.
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Sesta posizione, con 137 voti
Febbre, di Jonathan Bazzi – Editore: Fandango
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test all’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla redestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso. Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out nei confronti della storia eccezionale di un ragazzo come tanti. Un esordio letterario atteso e potente.
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Ecco invece le opere finaliste del Premio Strega 2021