Libri di Pirandello

Uno sguardo ai libri di Pirandello, capolavori di inizio novecento

Luigi Pirandello, nato ad Agrigento nel 1867 e morto a Roma nel 1936, è stato un poeta, scrittore e drammaturgo vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1934. 

La filosofia e la bestia. Luigi Pirandello sosteneva che “davanti agli occhi di una bestia crolla come una castello di carte qualunque sistema filosofico” (dalla raccolta di frammenti Foglietti), e cioè che qualsiasi filosofia razionale non sarà mai in grado di prelevare di fronte all’aspetto irrazionale e animalesco dell’uomo, la bestia. 

La crisi dell’io. Grande osservatore e studioso dei comportamenti dell’uomo, Pirandello scrisse agli inizi del 1900 che l’uomo sarebbe in grado di recuperare la propria identità, salvandola dall’inevitabile crisi che ne deriverà prima o poi, soltanto attraverso la follia.

La “ricetta  per la pazzia” consigliata dal drammaturgo è semplice e senza mezze misure:  dire sempre la verità, nuda, cruda e tagliente verità infischiandosene dei riguardi, delle maniere, delle ipocrisie e delle convenzioni sociali. Solo così l’uomo può concentrarsi sulla propria interiorità, ma condurrà lo stesso all’isolamento dalla società, e di conseguenza, alla pazzia.

Le opere. I due libri di Pirandello più importanti sono senz’altro Il fu Mattia Pascal, considerato dagli studiosi come “il romanzo che inaugura il Novecento”, e Uno, nessuno e contomila, in cui lo scrittore siciliano raggiunge l’apice della sua esperienza narrativa. 

Di seguito riportiamo i libri di Pirandello (in ordine cronologico) e il relativo link agli store online:

L’Esclusa
Pubblicato a puntate sul quotidiano “La Tribuna” nel 1901
(Successivamente pubblicato in un volume unico nel 1908)

Nell’Esclusa tutti i personaggi maschili appaiono in qualche modo negativi, pur tenendo conto delle attenuanti generiche, per così dire, che la poetica dell’umorismo concede in buona sostanza a qualsiasi personaggio. Specularmente, tra le figure femminili i tratti negativi sono marginali, e nell’universo femminile si delinea una solidarietà possibile. Ma Pirandello non è così ingenuo da regalare alle donne autenticità e pienezza sentimentali: nessuno può davvero rompere il muro della solitudine che rinchiude ogni esistenza…

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Il turno
Pubblicato nel 1902
Un padre squattrinato ma ambizioso progetta di far sposare l’unica figlia, la bella Stellina, al vecchio, aristocratico e facoltoso don Diego Alcozèr. Ha anche individuato il giovane che dovrebbe subentrare all’Alcozèr, un nobile decaduto, Pepè Alletto: a lui toccherà il “turno” di impalmare una Stellina ormai ricca dopo la dipartita, che si suppone prossima, del primo marito. Ma le cose non andranno secondo i piani. “Il turno” è un romanzo dal ritmo narrativo incalzante: immerge il lettore in un’atmosfera domestica fatta di dominio patriarcale, sottomissione femminile, matrimoni combinati, corteggiamenti rituali e veglie funebri. Un mondo nel quale i rapporti familiari sono indagati con eccezionale modernità…

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Il fu Mattia Pascal
Pubblicato nel 1904
Il fu Mattia Pascal è il romanzo che inaugura il Novecento. Le esperienze maturate nel corso della storia dal protagonista, che dopo un insperato colpo di fortuna ha la possibilità di cambiare vita e di liberarsi di ogni vincolo sociale, sono il laboratorio narrativo che permette a Pirandello di rappresentare la crisi dell’universo interiore. Sottoposto alla pressione del consorzio civile e tuttavia incapace di strapparsi alle sue consuetudini, Pascal rimane sospeso in un limbo esistenziale privo di vie d’uscita e dopo essere morto due volte decide di ritirarsi, lontano da tutti e senza identità, nella biblioteca di Miragno, cui affida il resoconto della sua straordinaria vicenda. E perciò questa figura, che anticipa parte delle riflessioni contenute nell’Umorismo, trasmette il senso di fragilità e di sperdimento che l’umanità vive alle soglie del nuovo secolo. Consapevole di questo trapasso epocale Pirandello elabora una forma romanzo ibrida, oscillante fra tradizione e innovazione, da cui affiora l’angoscia di chi guarda al futuro col timore di essere, proprio come il suo personaggio, soltanto un’ombra opaca, prigioniera dei propri dubbi e delle proprie scelte.

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Suo Marito
(Giustino Roncella nato Boggiolo)

Pubblicato nel 1911
Il ruolo sociale dei sessi, tema della narrativa pirandelliana fin da “L’esclusa”, diventa in “Suo marito” centrale e ricco di sfaccettature. Giustino Boggiolo, modesto impiegato piemontese, sposa la giovane scrittrice tarantina Silvia Roncella (nella quale alcuni hanno visto Grazia Deledda) e, quando lei arriva al successo, ne diventa l’agente, accettando il ruolo subalterno di “suo marito” che lo espone al dileggio generale. Attraverso questi due personaggi Pirandello mette in scena l’eterno gioco dei sessi, ma anche il conflitto tra Nord e Sud, tra razionale e irrazionale, tra piccolezza borghese e aspirazioni artistiche: un testo di estrema modernità che già denuncia gli abusi di un utilizzo spudorato e voyeuristico della cultura e dei mass media.

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I vecchi e i giovani
Pubblicato nel 1913
Il romanzo “I Vecchi e i Giovani” ha accompagnato il suo autore dal 1893-96 (quando cominciò a idearlo) al 1931 (quando ne curò l’ultima edizione). Dolorosamente anticipatore, narra la delusione storica per il Risorgimento tradito, sommerso dagli scandali bancari e dalla corruzione politica; e contiene un’acre denunzia meridionalistica, contro la gestione colonizzante dell’Unità da parte del Piemonte sabaudo. La redazione del 1913, qui proposta, rappresenta la conclusione del lungo e tormentato processo creativo, prima che gli eventi della Grande Guerra e del fascismo, la diversa temperie culturale e la mutata posizione ideologica dell’autore lo spingessero alla profonda revisione da cui è scaturita l’edizione definitiva.

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Si gira…
(poi Quaderni di Serafino Gubbio operatore)

Pubblicato nel 1916
Giunto a Roma in cerca di impiego, per una serie di coincidenze Serafino Gubbio trova lavoro come operatore per la casa cinematografica Kosmograph. Il suo nuovo ruolo disumanizzato di “mano che gira la manovella” gli permetterà di guardare il mondo da osservatore esterno e di cogliere le meschinità, le contraddizioni e la pochezza dei sentimenti e delle ambizioni che muovono attori, impresari e collaboratori che gravitano intorno al mondo del cinema, come la [emme fatale Varia Nestoroff, il frivolo Aldo Nuti o il tragicomico dottor Cavalena. Eccelso uomo di teatro, Pirandello ebbe un rapporto di attrazione e odio con la cinematografia, arte simbolo della civiltà delle macchine, cui non risparmiò critiche feroci ma di cui seppe anche anticipare e teorizzare sviluppi futuri, per cui gli saranno debitori registi come Fellini, Antonioni, Bergman e tanti altri. 

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Uno, nessuno e centomila
Pubblicato nel 1925
Guardandosi come ogni mattina allo specchio, Vitangelo Moscarda, detto Gengè, nota un particolare del proprio volto di cui non si è mai accorto: il naso in pendenza verso destra. Inizia qui l’avventura dell’uomo, che si sente sdoppiato in un altro se stesso, conosciuto solo dallo sguardo altrui. Le cose si complicano velocemente: Moscarda non è più alle prese con un solo estraneo, bensì con centomila estranei che convivono in lui, secondo la realtà che gli altri gli danno, “ciascuno a suo modo”. Nello sfuggire alle proprie centomila realtà, Gengè si troverà a rinnegare perfino se stesso. Con “Uno, nessuno e centomila”, il suo ultimo romanzo, lo scrittore siciliano porta all’estremo compimento il processo di scomposizione del personaggio, raggiungendo nel contempo il vertice della sua carriera narrativa…

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